sabato 13 aprile 2013

Ironman del futuro - Intervista a Luca Botti su Cooperazione


Ironman del futuro

Luca Botti: «In una gara ogni secondo può essere decisivo.
Luca Botti, 18enne di Canobbio, è una delle promesse svizzere del triathlon. Una disciplina che richiede grande dedizione e fatica.
Divora l’acqua della piscina con bracciate poderose. Poi lo vediamo correre come una furia, dapprima in bicicletta, in seguito a piedi. Ha la rabbia in corpo, Luca Botti, mentre si allena al Centro sportivo nazionale di Tenero. Per lui, 18enne di Canobbio, questa è diventata la seconda casa. Da una parte fa lo studente alla scuola per sportivi d’élite; dall’altra insegue il suo sogno: diventare un triatleta di fama nazionale. «Nel triathlon non bisogna avere paura di fare fatica. Alcuni mi danno del pazzo, soprattutto i miei compagni di classe che praticano discipline più "normali”».

Anche la quotidianità del giovane del Team Triathlon Capriasca, indicato dagli esperti come un ragazzo da tenere d’occhio, sembra un percorso da triatleta. Perché tra bus e treni per andare da Canobbio a Tenero ci mette un’ora e dieci. «Parto alle 7 di mattina e arrivo a casa alle dieci e mezza di sera. Mangio qualcosa veloce, studio e poi vado a letto. E il giorno dopo si riparte. Unica variazione: in estate, perché gli allenamenti li faccio all’arena sportiva di Tesserete. Una volta a settimana inoltre alleno la corsa con la squadra di atletica dell’Unione sportiva Capriaschese». La stagione di Luca, che rientra ormai da qualche tempo nei quadri regionali di Swiss Triathlon, è alle porte. Domenica prossima si parte con il triathlon di Wallisellen. E poi avanti fino alla prima gara del circuito nazionale juniori, prevista per inizio giugno a Zugo. «La primavera e l’estate sono sempre molto dense per noi triatleti. Perché ho scelto questo sport? Volevo raggiungere degli obiettivi senza dovere fare affidamento sugli altri. E nel triathlon questo lo vivi in maniera intensa».
Luca Botti futuro ironman, pronto a competere in gare sfiancanti lunghe oltre otto ore? Forse. Lui per adesso si cimenta sulle distanze «sprint»: 750 metri in acqua, 20 chilometri in sella, e altri 5 a corsa. «Ed è proprio la corsa la mia forza. Solitamente una gara la si perde a nuoto e la si vince a corsa. Perché a nuoto devi restare attaccato al primo gruppo di testa; a corsa invece puoi piazzare il colpo decisivo. In ogni caso è avvantaggiato anche chi è veloce nel cambio tra una disciplina e l’altra. Ogni secondo può essere decisivo. Ecco perché la testa deve essere sempre libera, non devi pensare a niente».
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