Dopo aver conquistato a
inizio settembre il titolo ticinese nella Medium distance, la forte triathleta
luganese punta ora ad un obiettivo ambizioso: partecipare all’IM Austria in
programma il prossimo 26 giugno. “Per fare i conti con me stessa”, dice. “E
finalmente capirci qualcosa”. Ma prima deve recuperare pienamente i postumi di
una recente caduta in bicicletta che l’ha costretta ad un intervento
chirurgico. L’abbiamo raggiunta per
sapere come si sta preparando in vista di questo importante obiettivo.
Ci racconti anzitutto
qualcosa di te?
Sono nata e cresciuta a Lugano da mamma ticinese e papà
italiano. Dopo gli studi in lettere a Milano, ho iniziato in contemporanea un
Master all’USI e la mia prima esperienza professionale come docente. Ben presto
ho capito che in un’aula scolastica, e mai un ufficio, avrei potuto trovare il
mio ambiente congeniale di lavoro. Lì, dove solo qualche anno prima avevo
ricevuto il mio diploma di maturità, sono rimasta con una forte fiducia e un
immenso amore per il mio lavoro, che ancora oggi dopo 9 anni non mi
abbandonano.
Lo sport che ruolo ha
per Valeria Airaldi?
Accanto al lavoro, e a volte anche dentro, c’è lo sport. Da
sempre ho amato la vita attiva anche se mi sono avvicinata alle discipline di
resistenza solo in tempi piuttosto recenti; prima la corsa, la passione numero
uno, che ho iniziato, come tanti, per
gioco ma che col tempo mi ha fatto intuire che per un po’, il tempo di qualche
chilometro, tutto va bene e tutto è
perfetto così. Da lì al primo triathlon il passo è stato breve: un primo mini
tri a Locarno nel settembre del 2012 senza saper praticamente nuotare, o senza
mai averlo fatto per più di una manciata di metri, una frazione bici in MTB,
racimolata all’ultimo momento, e una volata sui 5km, che era l’unica cosa che
sapevo fare. Freddo, ansia, lacrime e poi il petto che si allarga e il sorriso
che si disegna sul viso al traguardo. Sapevo che era solo l’inizio.
I progressi, però,
non si sono fatti attendere…
Da allora sono passati tre anni, tante bracciate, pedalate e
tanti chilometri; anche una maratona. Da due stagioni mi impegno sulla media
distanza, con 7 gare completate in Svizzera e all’estero. In ordine di tempo
l’ultima è stata la mia seconda Medium distance al Triathlon di Locarno dove
sono riuscita a conquistare il primo posto ticinese. Un risultato che mi ha
dato buone motivazioni per andare avanti nella preparazione dell’ultima gara
stagionale che, come anche lo scorso anno, sarebbe dovuta essere il Challenge
di Forte Village in Sardegna. Sarebbe. Il 4 ottobre ho dovuto accettare un
altro, imprevisto scenario che ha il colore di una domenica d’autunno e il
sapore di asfalto bagnato. Capita- si dice- succede. Ma all’inizio brucia, come
i graffi.
Cos'è successo
esattamente?
Non era bel tempo, ma le previsioni davano belle schiarite
di lì a poco, così ho deciso di uscire lo stesso per il lungo in bici, da sola
perché il mio partner di allenamento aveva preferito una corsa. Dopo un’ora di
umidità e qualche goccia, una curva pericolosa in discesa, e forse qualche bar
di troppo nelle gomme, sono stati fatali. Un secondo e mi sono trovata a terra.
La botta è stata forte, sentivo che non sarei riuscita a tornare in sella, ma
non credevo di aver avuto grosse conseguenze, finché all’arrivo, poco dopo,
dell’ambulanza già non riuscivo a muovere il braccio. Dopo le radiografie, il
referto: frattura scomposta interarticolare del radio, da operare. Poteva
andare peggio.
Ora come stai?
Sto bene, l’intervento è andato a buon fine e sono già in
fase di recupero, che devo dire procede piuttosto velocemente. Anche da queste
esperienze si può ricavare qualcosa di buono, trarre un insegnamento: sono
certa che il caso non esiste e la sfortuna nemmeno. Tutto avviene per una ragione:
che noi sappiamo quale essa sia è solo un dettaglio. E poi... imparare la
pazienza. Di aspettare che spiova e l’asfalto si asciughi. Di concedere al
corpo l’energia e le risorse per superare il trauma e guarirsi.
Qual è il tuo
programma e da chi sarai seguita?
A breve sarò in grado di riprendere (in realtà, a parte il
nuoto, ho ripreso già pochi giorni dopo l’intervento) appieno gli allenamenti
nelle tre discipline e di inseguire i nuovi obiettivi per il 2016. Già a
dicembre ho in programma di partecipare a un campo di allenamento a Fuerte
Ventura organizzato dal coach Edith Niederfriniger, che da un anno a questa
parte segue la mia preparazione sportiva e che, con la sua esperienza di atleta
di primo livello nonché con la sua coraggiosa e discreta presenza, ha
rappresentato per me un punto di riferimento che va ben oltre la tabella di
allenamento. E di questo io la ringrazio. Mi ha insegnato più di quanto non
sospetti.
Insieme lavoreremo in vista del grande obiettivo: l’IM
Austria il 26 giugno prossimo. Non vedo l’ora di iniziare il viaggio, insieme
agli amici con cui condividerò questa
esperienza.
Cos'è per te il
triathlon?
Triathlon è tante cose.
Disciplina. Costanza. Attitudine. Divertimento.
Senza disciplina non si raggiungono nemmeno gli obiettivi
più semplici. La costanza è la chiave di qualsiasi successo. Attitudine è saper
vivere la vita con lo stesso spirito con cui si vive lo sport. Il divertimento
è ciò che fa la differenza a lungo termine.
Infine, triathlon è sempre viaggio, percorso, quasi mai
coincide con la finish line.
Cosa pensi dei due
fenomeni Spirig e Ryf?
Penso che siano atlete estremamente dotate, disciplinate e
costanti. Penso che abbiano un ottimo allenatore, forse il migliore. Ho avuto il
privilegio di partecipare a un "camp" a St. Moritz lo scorso agosto, frutto della
collaborazione di Edith con Brett Sutton. Ho avuto modo di nuotare nella corsia
accanto ai suoi atleti, di pedalare sul Bernina dietro a Daniela (per poco), di
gareggiare insieme a Nicola nel triathlon sprint di cui lei stessa è madri a,
di ascoltare le lezioni sopra le righe di un coach non convenzionale. La
formula è vincente e fuori dal coro.
Donne e triathlon,
binomio vincente?
Non so se sia vincente, ma può funzionare. Del resto sono
piuttosto estranea a questioni di genere. Mi viene solo da dire che ormai non
siamo più il sesso debole. Per tanti aspetti. Il triathlon è un dettaglio.
Come vedi il
movimento in Ticino?
Non lo vedo. O meglio: vedo una grande popolarità e un
numero sempre più crescente di persone che si avvicinano a questo sport, forse
perché è mediamente accessibile a chiunque sia in buona salute, a prescindere
dall’età. Ma forse non vedo grandi iniziative a livello cantonale, politiche
sportive ad hoc, opportunità di esperienza che trascendano l’iniziativa dei
singoli. Conosco realtà estere molto più vivaci e stimolanti. Non è una
lamentela, ma semplice constatazione.
Il tuo obiettivo per
l'Ironman?
Fare i conti con me stessa. E finalmente capirci qualcosa.