L’atleta svizzera, il primo oro olimpico nell storia del triathlon, ha gareggiato domenica scorsa al Triathlon di Locarno: “Per me oggi il
triathlon è pura passione ”.
Un grande giorno. |
La incontriamo poco prima della
partenza. È in riva al lago, indossa già la muta e si accinge ad infilarsi la
cuffia. Una volontaria del triathlon le si avvicina per informarla che se vuole
entrare in acqua per il riscaldamento deve affrettarsi perché la partenza è
imminente. Brigitte sorride, allunga un piede in acqua per testarne la
temperatura, e gentilmente dice “no,
lasciamo perdere il riscaldamento”. Fosse stato qualche anno fa,
probabilmente qualche bracciata di messa in moto l’avrebbe comunque fatta,
anche se la temperatura dell’acqua è di soli 17° come oggi, ma quando si gareggia
per pura passione le cose cambiano. Quarantacinque anni portati bene, fisico
asciutto e un sorriso accattivante. Brigitte McMahon continua ad essere un
personaggio di spicco nel mondo del triathlon. Un punto di riferimento.
Nella storia di questa disciplina è entrata dalla porta principale diventando, nel 2000 a Sydney, la prima campionessa olimpica della specialità. Prima Brigitte e terza un’altra elvetica, Magali Messmer. Una giornata storica per il triathlon rossocrociato, ma anche per la disciplina che per la prima volta veniva conosciuta mondialmente. Anche a Locarno Brigitte si è illustrata nei migliore dei modi: “Ho preso parte al 70.3 - ci racconta a gara conclusa - anche se solitamente mi cimento sulle distanze dell’Olimpico, dunque più corte. Ma visto che avevo avuto tre settimane di tempo per allenarmi più del solito ho voluto provare a… allungare. Tutto bene fino a 5 km dal termine della tratta podistica. L’ho affrontata al mio ritmo e quando Simone Brändli mi ha superato non ho potuto cambiare marcia e seguirla. Per me comunque una bella prova, a Locarno ci tornerò volentieri anche il prossimo anno”. Mamma di quattro figli, la campionessa olimpica (che vive a Baar, nel canton Zugo) ha oggi una vita molto intensa: “Lavoro, famiglia, sport. Professionalmente sono impegnata su due fronti. Sono insegnante di biologia e chimica al ginnasio di Svitto e poi sono anche coach di corsi che promuovono l’attività fisica. Durante la pausa di mezzogiorno mi trovo con dei gruppi di persone (di solito sono iniziative proposte da aziende) e per un’ora e mezzo facciamo movimento. Trovo che sia una bella soluzione per poi tornare al lavoro carichi e pronti a ripartire. Al contrario di chi magari esagera a tavola e poi nel pomeriggio accusa il… colpo. Tengo anche dei seminari e delle conferenze. Poi ovviamente devo accudire ai figli e quando ho un po’ di tempo penso ad allenarmi. Ma niente di impegnativo. Del resto non ho più degli obiettivi agonistici. Adesso prevale il piacere di praticare un po’ di sport”. A Londra qualche settimana fa Nicola Spirig ha bissato il suo successo di 12 ani or sono: “È stato fantastico. Ero a casa davanti alla televisione in compagnia dei miei figli ed è stata una emozione incredibile. Non riuscivo a stare ferma e poi quel finale mozzafiato… un’immagine splendida per il triathlon uno sport che sa offrire grandi emozioni. Bellissimo e bravissima Nicola. Sono molto contenta per lei e per il triathlon svizzero”.
Nella storia di questa disciplina è entrata dalla porta principale diventando, nel 2000 a Sydney, la prima campionessa olimpica della specialità. Prima Brigitte e terza un’altra elvetica, Magali Messmer. Una giornata storica per il triathlon rossocrociato, ma anche per la disciplina che per la prima volta veniva conosciuta mondialmente. Anche a Locarno Brigitte si è illustrata nei migliore dei modi: “Ho preso parte al 70.3 - ci racconta a gara conclusa - anche se solitamente mi cimento sulle distanze dell’Olimpico, dunque più corte. Ma visto che avevo avuto tre settimane di tempo per allenarmi più del solito ho voluto provare a… allungare. Tutto bene fino a 5 km dal termine della tratta podistica. L’ho affrontata al mio ritmo e quando Simone Brändli mi ha superato non ho potuto cambiare marcia e seguirla. Per me comunque una bella prova, a Locarno ci tornerò volentieri anche il prossimo anno”. Mamma di quattro figli, la campionessa olimpica (che vive a Baar, nel canton Zugo) ha oggi una vita molto intensa: “Lavoro, famiglia, sport. Professionalmente sono impegnata su due fronti. Sono insegnante di biologia e chimica al ginnasio di Svitto e poi sono anche coach di corsi che promuovono l’attività fisica. Durante la pausa di mezzogiorno mi trovo con dei gruppi di persone (di solito sono iniziative proposte da aziende) e per un’ora e mezzo facciamo movimento. Trovo che sia una bella soluzione per poi tornare al lavoro carichi e pronti a ripartire. Al contrario di chi magari esagera a tavola e poi nel pomeriggio accusa il… colpo. Tengo anche dei seminari e delle conferenze. Poi ovviamente devo accudire ai figli e quando ho un po’ di tempo penso ad allenarmi. Ma niente di impegnativo. Del resto non ho più degli obiettivi agonistici. Adesso prevale il piacere di praticare un po’ di sport”. A Londra qualche settimana fa Nicola Spirig ha bissato il suo successo di 12 ani or sono: “È stato fantastico. Ero a casa davanti alla televisione in compagnia dei miei figli ed è stata una emozione incredibile. Non riuscivo a stare ferma e poi quel finale mozzafiato… un’immagine splendida per il triathlon uno sport che sa offrire grandi emozioni. Bellissimo e bravissima Nicola. Sono molto contenta per lei e per il triathlon svizzero”.