Ivan Basso. |
La stagione delle due ruote sta
pian piano entrando nel vivo e in Ticino cresce l’attesa per il GP di Lugano in
programma il prossimo 28 febbraio. Aspettando la gara, però, in queste ore a
tenere banco è l’indignata presa di posizione da parte del Centro di Medicina e
Chirurgia dello Sport dell’Ospedale regionale di Locarno nei confronti del Velo
Club Lugano, organizzatore della gara.
Sotto accusa – tramite una lettera (vedi
sotto) indirizzata alle redazioni dei giornali – è finita la decisione di
omaggiare con un premio alla carriera Ivan Basso, ex ciclista varesino
vincitore tra l’altro di due Giri d’Italia, squalificato due anni per doping
nel 2007 per la sua implicazione nell’ormai famoso «Affare Puerto», con il
famigerato dottor Eufemiano Fuentes nel ruolo di principale protagonista. Una
scelta che ha fatto imbufalire medici attivi, tra le altre cose, anche nella
lotta al doping.
Ecco la lettera:
Dal 2002 presso l’Ospedale
Regionale di Locarno esiste un Centro di Medicina e Chirurgia dello Sport
(CMCS) e nel nostro ruolo di medici dello sport ci occupiamo da anni, oltre che
della cura degli sportivi, anche di prevenzione e in quest’ottica ovviamente
anche di lotta al doping. Uno dei nostri collaboratori è pure membro della
camera disciplinare per i casi di Doping di Swiss Olympic.
Leggendo il Corriere del
Ticino del 19 gennaio siamo rimasti estremamente sconcertati dalla notizia
riguardante l’assegnazione del «premio alla carriera» a Ivan Basso da parte del
Velo Club Lugano e del gruppo «i 30 saggi (?) arrotini» a margine del Gran
Premio città di Lugano il 28 febbraio.
Come è possibile assegnare un
premio alla carriera ad un famoso ciclista sospeso per due anni per vicende di
doping?
Ci si è forse scordati che
Basso venne coinvolto nella cosiddetta «Operacion Puerto» in quanto cliente del
famigerato Dr Fuentes? E che aveva ammesso il tentativo di auto emotrasfusione
e per questo era stato squalificato per due anni (2006-2008)?
Sorgono spontanee alcune
domande: quale messaggio vuole far passare il Velo Club ai suoi corridori e al
pubblico in generale? È questa la lotta al doping tanto sbandierata dai vari
dirigenti del ciclismo? Che conclusione può trarre un ragazzo del Velo Club
appassionato di ciclismo?
Siamo ovviamente delusi e
amareggiati in quanto da una parte si cerca di contrastare a vari livelli
questo cancro dello sport e dall’altra si premiano e si festeggiano ex atleti
coinvolti in squallide vicende di doping.
Dr med. Reto Pezzoli
Dr med. Patrick Siragusa
Dr med. Daniele Mona
Dr med. Gian Antonio Romano
Dr med. Guido Garavaglia
Dr med. Mattia Maggi
Centro di Medicina e Chirurgia
dello Sport, Ospedale Regionale di Locarno.