GRANDE MELA La partenza della NYC è per domani alle 14.40 ora svizzera. |
Autunno tempo di maratone. E che maratone! Domani tocca infatti a quella di New York, la più celebre al mondo. Un appuntamento prestigioso al quale anche diversi triathleti ticinesi hanno preso parte in passato. Ricordiamo ad esempio la partecipazione di Michele Caverzasio, Ironman luganese, che nel 2008 realizzò un "crono" di tutto rispetto (2:42.05). Quest'anno ci sarà ancora in nostro Viktor Röthlin che, dopo la delusione dello scorso anno (fu costretto a gettare la spugna al 25mo chilometro), punta a un piazzamento tra i primi dieci. Chi vi scrive ha preso parte alla Maratona di New York nel lontano... 1994. Un'esperienza indimenticabile che avevo fissato su un foglio durante il rientro in aereo, la sera stessa. Lo ripropongo qui di seguito per coloro che magari in futuro vorranno vivere la medesima esperienza.
DA VERRAZZANO A CENTRAL PARK
Le impressioni di un podista amatore tra i partecipanti alla Maratona di New York
"Would you like a drink", mi sento rivolgere d'improvviso da un podista che si trovava proprio in quel momento accanto a me porgendomi un bicchiere con ancora un po' d'acqua raccolto all'ultimo rifornimento. "Thank you", rispondo con affanno, e trangugio con vigore il liquido che rimane nell'involucro, prima di scambiare un cenno di ringraziamento all'occasionale compagno d'avventure che in pochi secondi scompare nella marea di podisti.
STAR Viktor Röthlin. |
New York City, sei novembre 1994. Un episodio qualsiasi tra gli infiniti che si sono consumati in occasione della 25ma edizione della più celebre maratona del mondo, quella della Grande Mela appunto. Abbiamo da poco oltrepassato l'indicazione del trentesimo chilometro dei 42 e 125 metri previsti. È questo un momento cruciale per qualsiasi maratoneta. È qui infatti che ognuno comincia a tirare le somme di quello che ha speso e, soprattutto, di quello che può ancora spendere. Dodici chilometri, presi singolarmente, non sono molti per un podista allenato, ma possono diventare un vero e proprio calvario se giungono dopo trenta chilometri percorsi senza risparmio. Del resto, chiunque abbia anche solo una piccola esperienza come maratoneta sa che è proprio da questo punto che inizia la maratona: dal trentesimo chilometro!
L'idea d partecipare a questa grande avventura che è la Maratona di New York risale a qualche anno fa ed è in fondo il sogno che ogni podista amatoriale culla in sè e che vorrebbe un giorno veder realizzato. Sebbene oggi praticamente in ogni angolo del mondo si organizzano maratone sull'arco di tutto l'anno, New York rimane infatti la meta più ambita grazie al suo fascino tutto particolare.
Pronti, via! Alle 10.50 in punto del mattino di domenica 6 novembre, sotto un cielo sereno, lo sparo del cannone mette in movimento una "massa" di non meno di 30 mila concorrenti che prende il via dal ponte di Verrazzano. È un momento impressionante: una folla immensa e colorita stipata nelle pur ampie strade di questo storico ponte lentamente si mette in movimento allungandosi sempre più fino a formare una sorta di biscione variopinto di alcuni chilometri. Giovani e meno giovani, atleti navigati e corridori alle loro prime esperienze, tutti, anche se forse non viene confessato apertamente, hanno una motivazione che li spinge a superarsi: dal campione che corre per vincere, all'atleta che mira ad abbassare il proprio "personale", al vero podista amatore la cui ambizione è innanzitutto quella di giungere alla fine, al Central Park. Ognuno, però, è accomunato dalla stessa volontà di portare a compimento un'avventura entusiasmante, vivendo e assaporando nel corso di questo evento un'atmosfera che è unica nel suo genere.
Trasportati dall'entusiasmo, i primi chilometri vengono percorsi a ritmo sostenuto, agili, quasi senza far fatica. "Go! Go!", si sente gridare dal numerosissimo pubblico assiepato lungo le strade. Ogni tanto si è colpiti dal paesaggio che varia continuamente, oppure da un edificio particolare o ancora da qualche altra curiosità. Si apprezzano anche le numerose orchestrine che animano l'ambiente e che a loro volta contibuiscono a tenere alto il morale. Ma sono senzazioni, queste, che normalmente si vivono solamente all'inizio di una maratona, nei primi chilometri, finché vi sono energie in abbondanza per occuparsi anche di quanto sta al d fuori di noi stessi. Poi, più passano i chilometri, più la respirazione si fa ansimante e le gambe fanno male, ognuno, istintivamente, tende a ripiegarsi su sé stesso risparmiando ogni energia per raggiungere l'ambito traguardo.
Il percorso della maratona si snoda attraverso i cinque "boroughs" di New York: Staten Island, dove è collocata la partenza, Brooklin, Queens, Bronx e infine Manhattan. Descrivere New York in poche righe è un'impresa impossibile. È stata definita in tutti i modi: bella, affascinante, ricchissima, coinvolgente, ma anche triste, impietosa, povera, crudele. New York, crediamo, è tutto e forse il contrario di tutto. C'è chi sostiene che può soltanto essere amata o odiata, non esistono vie di mezzo. Di certo si sa che è la capitale dell'alta finanza non meno che dell'arte, del teatro come della musica e di quant'altro ancora. In una parola: la locomotiva del mondo, un punto di rifeirmento per chi voglia sentirsi al passo con le novità.
Oltre la 110th Street, siamo ormai entrati a Manhattan, la zona più rappresantativa di New York, dove, oltre all'Empire State Building, al Madison Square Garden, c'è anche il Central Park, ovvero il luogo in cui è posto lo striscione d'arrivo. Qui il pubbilico è veramente numeroso, centinaia di migliaia di persone, e molto caloroso: un coinvolgimento nell'evento eccezionale a vedersi.
Due ore e cinquanta minuti. Ormai è il 40mo chilometro. Forse l'obiettivo di scendere sotto le tre ore è raggiunto. Ma occore stringere il denti. Le ultime centinaia di metri sono ad un tempo terribili ed entusasmanti. Trasportati dall'incitamento della gente si vivono momenti di grande emozione. Ecco l'agognato striscione d'arrivo. Il pubblico è sempre più numeroso e festante. Vi è ancora energia per compiere un ultimo allungo e... superare finalmente la linea d'arrivo.
La sensazione che si prova in questo momento è difficile da spiegare a parole: d'un tratto la sofferenza sembra svanire per lasciare il posto ad uno stato totale beatitudine al quale ci si abbandona competamente.
Il sole d'autunno è tiepido in questo primo pomeriggio nuowayorkese, e gli alberi di Cental Park sono tinti di splendidi colori." (Nicola Pfund)
L'idea d partecipare a questa grande avventura che è la Maratona di New York risale a qualche anno fa ed è in fondo il sogno che ogni podista amatoriale culla in sè e che vorrebbe un giorno veder realizzato. Sebbene oggi praticamente in ogni angolo del mondo si organizzano maratone sull'arco di tutto l'anno, New York rimane infatti la meta più ambita grazie al suo fascino tutto particolare.
Pronti, via! Alle 10.50 in punto del mattino di domenica 6 novembre, sotto un cielo sereno, lo sparo del cannone mette in movimento una "massa" di non meno di 30 mila concorrenti che prende il via dal ponte di Verrazzano. È un momento impressionante: una folla immensa e colorita stipata nelle pur ampie strade di questo storico ponte lentamente si mette in movimento allungandosi sempre più fino a formare una sorta di biscione variopinto di alcuni chilometri. Giovani e meno giovani, atleti navigati e corridori alle loro prime esperienze, tutti, anche se forse non viene confessato apertamente, hanno una motivazione che li spinge a superarsi: dal campione che corre per vincere, all'atleta che mira ad abbassare il proprio "personale", al vero podista amatore la cui ambizione è innanzitutto quella di giungere alla fine, al Central Park. Ognuno, però, è accomunato dalla stessa volontà di portare a compimento un'avventura entusiasmante, vivendo e assaporando nel corso di questo evento un'atmosfera che è unica nel suo genere.
Trasportati dall'entusiasmo, i primi chilometri vengono percorsi a ritmo sostenuto, agili, quasi senza far fatica. "Go! Go!", si sente gridare dal numerosissimo pubblico assiepato lungo le strade. Ogni tanto si è colpiti dal paesaggio che varia continuamente, oppure da un edificio particolare o ancora da qualche altra curiosità. Si apprezzano anche le numerose orchestrine che animano l'ambiente e che a loro volta contibuiscono a tenere alto il morale. Ma sono senzazioni, queste, che normalmente si vivono solamente all'inizio di una maratona, nei primi chilometri, finché vi sono energie in abbondanza per occuparsi anche di quanto sta al d fuori di noi stessi. Poi, più passano i chilometri, più la respirazione si fa ansimante e le gambe fanno male, ognuno, istintivamente, tende a ripiegarsi su sé stesso risparmiando ogni energia per raggiungere l'ambito traguardo.
Il percorso della maratona si snoda attraverso i cinque "boroughs" di New York: Staten Island, dove è collocata la partenza, Brooklin, Queens, Bronx e infine Manhattan. Descrivere New York in poche righe è un'impresa impossibile. È stata definita in tutti i modi: bella, affascinante, ricchissima, coinvolgente, ma anche triste, impietosa, povera, crudele. New York, crediamo, è tutto e forse il contrario di tutto. C'è chi sostiene che può soltanto essere amata o odiata, non esistono vie di mezzo. Di certo si sa che è la capitale dell'alta finanza non meno che dell'arte, del teatro come della musica e di quant'altro ancora. In una parola: la locomotiva del mondo, un punto di rifeirmento per chi voglia sentirsi al passo con le novità.
30 MILA PODISTI Sul ponte di Verrazzano. |
Due ore e cinquanta minuti. Ormai è il 40mo chilometro. Forse l'obiettivo di scendere sotto le tre ore è raggiunto. Ma occore stringere il denti. Le ultime centinaia di metri sono ad un tempo terribili ed entusasmanti. Trasportati dall'incitamento della gente si vivono momenti di grande emozione. Ecco l'agognato striscione d'arrivo. Il pubblico è sempre più numeroso e festante. Vi è ancora energia per compiere un ultimo allungo e... superare finalmente la linea d'arrivo.
La sensazione che si prova in questo momento è difficile da spiegare a parole: d'un tratto la sofferenza sembra svanire per lasciare il posto ad uno stato totale beatitudine al quale ci si abbandona competamente.
Il sole d'autunno è tiepido in questo primo pomeriggio nuowayorkese, e gli alberi di Cental Park sono tinti di splendidi colori." (Nicola Pfund)