Nei suoi libri Dean Karnazes ci ha
spiegato come correre 50 maratone di fila.
Ma questo è sport?
No, tutt'altro.
E mentre l'atletica va in crisi
aumenta il numero degli over 40 che presentano sintomi di preoccupante
iperattività.
Correre una maratona al giorno e
seguire una dieta da orso polare, non è cosa da prendere a esempio. È una
patologica sfida con(tro) il nostro corpo e i suoi limiti. Non gli perdoniamo
il lento degrado, non accettiamo nessun crollo, intolleranti come siamo alla
naturale ritenzione idrica, al rallentamento metabolico, al calo dei livelli di
testosterone.
Sfibrarsi nelle ultramaratone estreme
( il deserto va per la maggiore, di sale, di sabbia, di ghiaccio ) non è
impresa eroica, ma un surrogato di attività agonistica da grottesco guiness dei
primati. Basta un allenamento da mulo, un pacchetto turistico tutto compreso e
il capolavoro è fatto. L'inutile gioco al massacro può compiersi. Gli sport
estremi sono frequentati da atleti mediocri ossessionati da preparazioni
deliranti. In assenza di talento la quantità sostituisce la qualità.
Il vero sport non è figlio di
entusiasmi postdadati. Deve crescere, formarsi dalle categorie giovanili ed
evolvere gradualmente, in logica e disciplina. I VERI ATLETI SONO SEMPRE MENO,
il futuro è già scritto. Il crollo verticale dei giovani che praticano
l'atletica è tragico. Invece gli over 40 che presentano sintomi di iperattività
aumentano. Giocano ai supereroi. Frequentano medici sportivi che per cifre
elevate elaborano programmi di allenamento e integrazione farmacologica personalizzati.
*Articolo trovato in Internet.