mercoledì 29 agosto 2012

Lugano Bike Sharing: il pericolo corre sulle strade (anzi, sul marciapiede)

SAREBBE BELLO! Ma Lugano non è Amsterdam...


Una postazione a Lugano.
A sentire i media e i promotori dell’iniziativa si tratterebbe di un successo clamoroso. E invece a chi vi scrive appare piuttosto una trappola, non priva di rischi. Intendiamoci: l’idea in sé del bike sharing, perché è di questo che oggi stiamo parlando, è certamente buona. E in effetti in molte città della Svizzera è stata adottata con successo. Ma a Lugano? Lugano è certo, e ancora, una città svizzera, ma con le città della Svizzera ha ben poco da spartire in quanto a viabilità e organizzazione del traffico. Ci rendiamo conto di cosa significa girare in bicicletta in questa città che è perennemente intasata da un traffico oltretutto piuttosto indisciplinato e selvaggio? Per noi che percorriamo anche diecimila e più chilometri all’anno sulle due ruote, le strade della città di Lugano sono le prime ad essere evitate, appena possibile. Non tanto per una questione di inquinamento, che di per sé è già un problema non da poco. Ma di sicurezza. Perché lì, davvero, la caduta e l’incidente è quanto di più facile può accadere al povero ciclista.
Il primo problema, dopo quello del traffico, è soprattutto di spazio, che non c’è. Non c’è spazio a sufficienza per tutti: automobili, motociclette e motorini, trenini porta turisti, bus, autocarri che fanno avanti e indietro dai mille-perenni cantieri aperti, e ci vogliono aggiungere anche il tram! Il ciclista come fa a spostarsi su queste strade se non c’è posto? Beh, un modo ci sarebbe, anzi due: zigzagare tra le automobili (correndo, però, rischi altissimi) oppure salire sui marciapiedi. Esattamente come fanno anche gli allegri (e ignari) utenti del bike sharing che oltretutto, nella stragrande maggioranza, sono ciclisti improvvisati, nel senso che non hanno l'abitudine di pedalare se non per piccoli spostamenti. Certo, i marciapiedi... ma poi ci sono i pedoni che a loro volta non dispongono di spazi enormi (certi marciapiedi sono strettissimi), e allora che cosa facciamo? Aspettiamo di leggere sul giornale “allegro utente su bike sharing travolge anziana sul marciapiedi”. Sembra assurdo, ma purtroppo non è poi così inverosimile. Il problema è uno ed è fin troppo chiaro: Lugano, oggi, non è una città per biciclette. Punto e basta. Inutile piangere, inutile insistere. Anche se il tema "bicicletta" piace alla gente e magari aiuta qualche politico ad attirare un po’ l’attenzione su di sé. Ma noi non ci crediamo comunque.

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