lunedì 1 luglio 2013

Intervista a Nicolas Beyeler dopo il 5. posto all'Ironman France

TUTTO LISCIO Nicolas Beyeler ha preceduto molti atleti
professionisti tra cui l'ex olimpionico Olivier Marceau.
Nel piccolo ma vivace mondo del triathlon ticinese non si è an­cora spenta l'eco per il grande ri­sultato ottenuto da Nicolas Beye­ler (Team Comacina/A-Club) all'I­ronman France, tra i più impegna­tivi del circuito per la sua tratta in bici che prevede oltre duemila metri di dislivello. Il luganese, che a Nizza ha gareggiato lo scorso weekend come «age-group», ha infatti chiuso al quinto posto asso­luto su 2.783 concorrenti, tra cui gli altri due ticinesi «finisher» Al­fredo Hatz e Alberto Romanatti, precedendo molti atleti professio­nisti come l'elvetico Olivier Marce­au, già olimpionico ed ex iridato di «long distance».
Una prova davvero straordinaria quella di Nicolas Beyeler, impre­ziosita anche da un ottimo crono (8.50'53'' con parziali di 56'20'' nel nuoto, 4.49' in bici e 2'57'' nella maratona) che premia la costanza, la determinazione e il grande lavo­ro di questo atleta che in passato è già riuscito a collezionare ottimi piazzamenti (ricordiamo il 9. po­sto all'IM Regensburg del 2011 e l'11. nel 2010 in Austria, dove ave­va chiuso in 8.40'34''), ma che non sempre ha avuto la fortuna dalla sua parte. «Questa volta, ad ecce­zione di qualche piccolo e inevita­bile inconveniente, è andato tutto liscio», ci confida con un sorriso Beyeler che abbiamo raggiunto per una breve intervista e aggiun­ge: «Buono è stato il nuoto, anche se sono stato un po' “disorientato” da una canoa che mi ha portato… fuori rotta facendomi perdere al­cuni secondi. Salito in bici, ho fat­to, come da programma, i primi 90 chilometri abbastanza tranquillo, per poi cambiare ritmo nella se­conda metà, dove ho recuperato
molte posizioni, fino a portarmi a ridosso dei professionisti. Proprio al cambio con l'ultima frazione sono partito insieme al “pro” Mathias Hecht che ho poi staccato dopo una quindicina di chilome­tri. In quel momento, e malgrado il caldo torrido, ho davvero capito che era la mia giornata e che avrei potuto forzare ulteriormente. Co­sa che ho fatto e che mi ha per­messo di superare altri concorren­ti e raggiungere i tre obiettivi che mi ero posto alla vigilia: entrare nei primi dieci, finire sotto le nove ore e correre la maratona in meno di tre!».
Quali sensazioni hai provato, quando sei giunto sulla Promena­de des Anglais? «L'emozione è sta­ta fortissima, soprattutto a 1,5-2 chilometri dall'arrivo, quando dal­la strada, straripante di pubblico, sentivo gli altoparlanti e la musica giungere dalla zona del traguardo. Allora ho realizzato che era fatta e spontaneamente ho lanciato un urlo di gioia e liberazione. Insom­ma, missione compiuta e… dedica (anticipata) a mio figlio che nasce­rà tra poco e che aspetto insieme alla mia compagna Véronique». Ora pensi già alle Hawaii? «Anche se sono iscritto, non ho ancora deciso se andare o meno all'I­ronman delle Hawaii. Sarebbe la mia settima partecipazione ma, appunto, occorre vedere come po­trò conciliare da qui a qualche settimana gli impegni familiari con quelli lavorativi e la prepara­zione per una gara così esigente. Di certo sarò al via del mezzo Ironman di Wiesbaden in Germa­nia, a metà agosto, che sarà va! lido come campionato europeo. Poi si vedrà…».

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