venerdì 12 febbraio 2016

Ivan Basso: un premio alla carriera che fa discutere

Ivan Basso.
La stagione delle due ruote sta pian piano entrando nel vivo e in Ticino cresce l’attesa per il GP di Lugano in programma il prossimo 28 febbraio. Aspettando la gara, però, in queste ore a tenere banco è l’indignata presa di posizione da parte del Centro di Medicina e Chirurgia dello Sport dell’Ospedale regionale di Locarno nei confronti del Velo Club Lugano, organizzatore della gara.
Sotto accusa – tramite una lettera (vedi sotto) indirizzata alle redazioni dei giornali – è finita la decisione di omaggiare con un premio alla carriera Ivan Basso, ex ciclista varesino vincitore tra l’altro di due Giri d’Italia, squalificato due anni per doping nel 2007 per la sua implicazione nell’ormai famoso «Affare Puerto», con il famigerato dottor Eufemiano Fuentes nel ruolo di principale protagonista. Una scelta che ha fatto imbufalire medici attivi, tra le altre cose, anche nella lotta al doping.

Ecco la lettera:
Dal 2002 presso l’Ospedale Regionale di Locarno esiste un Centro di Medicina e Chirurgia dello Sport (CMCS) e nel nostro ruolo di medici dello sport ci occupiamo da anni, oltre che della cura degli sportivi, anche di prevenzione e in quest’ottica ovviamente anche di lotta al doping. Uno dei nostri collaboratori è pure membro della camera disciplinare per i casi di Doping di Swiss Olympic.
Leggendo il Corriere del Ticino del 19 gennaio siamo rimasti estremamente sconcertati dalla notizia riguardante l’assegnazione del «premio alla carriera» a Ivan Basso da parte del Velo Club Lugano e del gruppo «i 30 saggi (?) arrotini» a margine del Gran Premio città di Lugano il 28 febbraio.
Come è possibile assegnare un premio alla carriera ad un famoso ciclista sospeso per due anni per vicende di doping?
Ci si è forse scordati che Basso venne coinvolto nella cosiddetta «Operacion Puerto» in quanto cliente del famigerato Dr Fuentes? E che aveva ammesso il tentativo di auto emotrasfusione e per questo era stato squalificato per due anni (2006-2008)?
Sorgono spontanee alcune domande: quale messaggio vuole far passare il Velo Club ai suoi corridori e al pubblico in generale? È questa la lotta al doping tanto sbandierata dai vari dirigenti del ciclismo? Che conclusione può trarre un ragazzo del Velo Club appassionato di ciclismo?
Siamo ovviamente delusi e amareggiati in quanto da una parte si cerca di contrastare a vari livelli questo cancro dello sport e dall’altra si premiano e si festeggiano ex atleti coinvolti in squallide vicende di doping.
Dr med. Reto Pezzoli
Dr med. Patrick Siragusa
Dr med. Daniele Mona
Dr med. Gian Antonio Romano
Dr med. Guido Garavaglia
Dr med. Mattia Maggi

Centro di Medicina e Chirurgia dello Sport, Ospedale Regionale di Locarno.
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