Nato a Bellinzona (ma
cresciuto a Minusio), Roberto Rivola vive a Bienne dove è responsabile della
comunicazione dell’Ufficio federale delle comunicazioni. Ha cominciato a correre una
ventina di anni fa, e da un paio d’anni si
diletta a correre nella sabbia dei deserti di tutto il mondo anche a scopi
umanitari. Con il suo progetto “un milione di passi” raccoglie fondi per
Special Olympics, una fondazione che permette ai disabili mentali di cimentarsi
in attività sportive.
Chi è?
Roberto Rivola è nato a Bellinzona il 21 giugno 1959, è cresciuto a
Minusio e attualmente vive e lavora a Bienne come responsabile della
comunicazione dell’Ufficio federale delle comunicazioni.
Ha cominciato a correre una ventina di anni fa, dopo essere rimasto
impressionato dalla massa di atleti che correvano le 10 miglia del Grand Prix
di Berna. Dopo la tradizionale trafila di stracittadine, mezze maratone e le
classiche maratone internazionali quali New York, Berlino, Londra, è passato
alla corsa in montagna. Da un paio d’anni si diletta a correre nella sabbia dei
deserti di tutto il mondo.
Perché i
deserti?
Il deserto mi ha sempre affascinato: la sua vastità, il silenzio, le
notti stellate. Chi non ha sognato leggendo il Piccolo principe di Saint-Exupéry?
Correndo in montagna incontri amici che hanno corso la famosa “Marathon des
sables” in Marocco. Ti informi, ti accorgi che è un’operazione altamente
commerciale, con mille partecipanti ed elicotteri che turbano la calma del
deserto. E allora parti su internet, vedi che c’è una 100 km del Sahara in 4
giorni.
E’ un primo test, ti trovi a tuo agio. L’anno seguente corri la Trans Aq, 220 km in 6 giorni nella regione di Bordeaux, tutta nella sabbia. Altro test riuscito. Lì ti raccontano del circuito Racing the planet, ti informi e in marzo di quest’anno ti ritrovi nel deserto dell’Atacama, a 3000 metri di altitudine con paesaggi mozzafiato. E poi viene il Sahara egiziano, appena concluso. L’anno prossimo il deserto del Gobi in Cina. E se trovo i finanziamenti nel 2014 è in programma una corsa simile nell’Antartico. In Atacama e nel Sahara ho incontrato dei concorrenti che pensano di organizzare una gara in un deserto australiano. Come vedi, i progetti scaturiscono automaticamente.
E’ un primo test, ti trovi a tuo agio. L’anno seguente corri la Trans Aq, 220 km in 6 giorni nella regione di Bordeaux, tutta nella sabbia. Altro test riuscito. Lì ti raccontano del circuito Racing the planet, ti informi e in marzo di quest’anno ti ritrovi nel deserto dell’Atacama, a 3000 metri di altitudine con paesaggi mozzafiato. E poi viene il Sahara egiziano, appena concluso. L’anno prossimo il deserto del Gobi in Cina. E se trovo i finanziamenti nel 2014 è in programma una corsa simile nell’Antartico. In Atacama e nel Sahara ho incontrato dei concorrenti che pensano di organizzare una gara in un deserto australiano. Come vedi, i progetti scaturiscono automaticamente.
SPAZI INFINITI Il fascino di correre nei deserti. |
Perché
corri?
Innanzitutto per svagarmi, per liberare un momentino la testa. Poi per
restare in forma. Ma anche per godermi la natura, fare amicizie. Ci sono tanti
motivi. Non corro certo per vincere; alla mia età … Comunque l’appetito vien
mangiando. Durante l’ultima gara nel Sahara improvvisamente mi sono trovato a
ridosso dei primi dieci, sono arrivato quattordicesimo, ho vinto la mia
categoria d’età. Credo che in questo tipo di gare l’esperienza e la
preparazione contano molto: l’alimentazione, l’equipaggiamento, il saper dosare
lo sforzo. Non bisogna dimenticare che bisogna portarsi tutto sulle spalle. Gli
organizzatori forniscono solo le tende e l’acqua. E chi ha corso con un sacco
di 12 chili per rapporto ai miei 7.5 chili ha sicuramente sofferto molto di
più. E poi ho il vantaggio di essere un peso piuma – in alcuni passaggi le mie
impronte nella sabbia appena si vedevano, altri lasciavano delle tracce da
elefante (ride).
Nelle foto
ti si vede sempre sorridente
Effettivamente il mio motto è “run and smile”, che è anche il titolo del
mio blog. Come
detto, dato che non ho ambizioni di vittoria, mi godo la gara e tutto quanto la
circonda: natura, concorrenti, volontari. Il sorriso sulle labbra aiuta sempre!
Il tuo
progetto: perché un milione di passi?
Raccolgo fondi per Special Olympics, una fondazione che permette ai
disabili mentali di cimentarsi in attività sportive. Permette loro di
integrarsi, di avere degli obiettivi, di divertirsi, di tenersi in forma. Se
finisco le quattro gare nei quattro deserti avrò sul mio contachilometri
virtuale 1'000 chilometri, che corrispondono a un milione di metri, quindi a un
milione di passi. Ecco perché questo slogan. Per ogni passo si può versare un
franco sul conto 60-253420-6, Rivola Special Olympics, Zurigo. Sono stato
ispirato da un amico che corre i quattro deserti per Special Olympics USA, e
dalla sorella di una mia amica che partecipa a gare di Special Olympics. Io
stesso ho visto a Macolin questi atleti gareggiare, e ho visto lo sport puro,
l’impegno di queste persone per raggiungere un obiettivo, la loro gioia dopo
uno sprint, un lancio, un salto. E la dedizione di chi li circonda, li allena,
li accompagna, li incoraggia: tutti volontari. Dettagli si possono trovare su
Facebook alla voce “Un milione di passi”.
RUN AND SMILE Un primo piano di Roberto con il suo equipaggiamento. |
Come vuoi
concludere?
Non dimentichiamo che la salute è un dono impagabile. E non
dimentichiamo di sorridere mentre svolgiamo le nostre attività sportive.