venerdì 6 novembre 2015

Valeria Airaldi in rotta verso l’IM Austria!

Dopo aver conquistato a inizio settembre il titolo ticinese nella Medium distance, la forte triathleta luganese punta ora ad un obiettivo ambizioso: partecipare all’IM Austria in programma il prossimo 26 giugno. “Per fare i conti con me stessa”, dice. “E finalmente capirci qualcosa”. Ma prima deve recuperare pienamente i postumi di una recente caduta in bicicletta che l’ha costretta ad un intervento chirurgico.  L’abbiamo raggiunta per sapere come si sta preparando in vista di questo importante obiettivo.

Ci racconti anzitutto qualcosa di te?
Sono nata e cresciuta a Lugano da mamma ticinese e papà italiano. Dopo gli studi in lettere a Milano, ho iniziato in contemporanea un Master all’USI e la mia prima esperienza professionale come docente. Ben presto ho capito che in un’aula scolastica, e mai un ufficio, avrei potuto trovare il mio ambiente congeniale di lavoro. Lì, dove solo qualche anno prima avevo ricevuto il mio diploma di maturità, sono rimasta con una forte fiducia e un immenso amore per il mio lavoro, che ancora oggi dopo 9 anni non mi abbandonano.

Lo sport che ruolo ha per Valeria Airaldi?
Accanto al lavoro, e a volte anche dentro, c’è lo sport. Da sempre ho amato la vita attiva anche se mi sono avvicinata alle discipline di resistenza solo in tempi piuttosto recenti; prima la corsa, la passione numero uno, che ho iniziato, come tanti,  per gioco ma che col tempo mi ha fatto intuire che per un po’, il tempo di qualche chilometro, tutto va  bene e tutto è perfetto così. Da lì al primo triathlon il passo è stato breve: un primo mini tri a Locarno nel settembre del 2012 senza saper praticamente nuotare, o senza mai averlo fatto per più di una manciata di metri, una frazione bici in MTB, racimolata all’ultimo momento, e una volata sui 5km, che era l’unica cosa che sapevo fare. Freddo, ansia, lacrime e poi il petto che si allarga e il sorriso che si disegna sul viso al traguardo. Sapevo che era solo l’inizio. 
I progressi, però, non si sono fatti attendere…
Da allora sono passati tre anni, tante bracciate, pedalate e tanti chilometri; anche una maratona. Da due stagioni mi impegno sulla media distanza, con 7 gare completate in Svizzera e all’estero. In ordine di tempo l’ultima è stata la mia seconda Medium distance al Triathlon di Locarno dove sono riuscita a conquistare il primo posto ticinese. Un risultato che mi ha dato buone motivazioni per andare avanti nella preparazione dell’ultima gara stagionale che, come anche lo scorso anno, sarebbe dovuta essere il Challenge di Forte Village in Sardegna. Sarebbe. Il 4 ottobre ho dovuto accettare un altro, imprevisto scenario che ha il colore di una domenica d’autunno e il sapore di asfalto bagnato. Capita- si dice- succede. Ma all’inizio brucia, come i graffi. 
Cos'è successo esattamente?
Non era bel tempo, ma le previsioni davano belle schiarite di lì a poco, così ho deciso di uscire lo stesso per il lungo in bici, da sola perché il mio partner di allenamento aveva preferito una corsa. Dopo un’ora di umidità e qualche goccia, una curva pericolosa in discesa, e forse qualche bar di troppo nelle gomme, sono stati fatali. Un secondo e mi sono trovata a terra. La botta è stata forte, sentivo che non sarei riuscita a tornare in sella, ma non credevo di aver avuto grosse conseguenze, finché all’arrivo, poco dopo, dell’ambulanza già non riuscivo a muovere il braccio. Dopo le radiografie, il referto: frattura scomposta interarticolare del radio, da operare. Poteva andare peggio.
Ora come stai?
Sto bene, l’intervento è andato a buon fine e sono già in fase di recupero, che devo dire procede piuttosto velocemente. Anche da queste esperienze si può ricavare qualcosa di buono, trarre un insegnamento: sono certa che il caso non esiste e la sfortuna nemmeno. Tutto avviene per una ragione: che noi sappiamo quale essa sia è solo un dettaglio. E poi... imparare la pazienza. Di aspettare che spiova e l’asfalto si asciughi. Di concedere al corpo l’energia e le risorse per superare il trauma e guarirsi.
Qual è il tuo programma e da chi sarai seguita?
A breve sarò in grado di riprendere (in realtà, a parte il nuoto, ho ripreso già pochi giorni dopo l’intervento) appieno gli allenamenti nelle tre discipline e di inseguire i nuovi obiettivi per il 2016. Già a dicembre ho in programma di partecipare a un campo di allenamento a Fuerte Ventura organizzato dal coach Edith Niederfriniger, che da un anno a questa parte segue la mia preparazione sportiva e che, con la sua esperienza di atleta di primo livello nonché con la sua coraggiosa e discreta presenza, ha rappresentato per me un punto di riferimento che va ben oltre la tabella di allenamento. E di questo io la ringrazio. Mi ha insegnato più di quanto non sospetti. 
Insieme lavoreremo in vista del grande obiettivo: l’IM Austria il 26 giugno prossimo. Non vedo l’ora di iniziare il viaggio, insieme agli amici con cui condividerò  questa esperienza. 
Cos'è per te il triathlon?
Triathlon è tante cose.
Disciplina. Costanza. Attitudine. Divertimento.
Senza disciplina non si raggiungono nemmeno gli obiettivi più semplici. La costanza è la chiave di qualsiasi successo. Attitudine è saper vivere la vita con lo stesso spirito con cui si vive lo sport. Il divertimento è ciò che fa la differenza a lungo termine. 
Infine, triathlon è sempre viaggio, percorso, quasi mai coincide con la finish line. 
Cosa pensi dei due fenomeni Spirig e Ryf?
Penso che siano atlete estremamente dotate, disciplinate e costanti. Penso che abbiano un ottimo allenatore, forse il migliore. Ho avuto il privilegio di partecipare a un "camp" a St. Moritz lo scorso agosto, frutto della collaborazione di Edith con Brett Sutton. Ho avuto modo di nuotare nella corsia accanto ai suoi atleti, di pedalare sul Bernina dietro a Daniela (per poco), di gareggiare insieme a Nicola nel triathlon sprint di cui lei stessa è madri a, di ascoltare le lezioni sopra le righe di un coach non convenzionale. La formula è vincente e fuori dal coro.
Donne e triathlon, binomio vincente?
Non so se sia vincente, ma può funzionare. Del resto sono piuttosto estranea a questioni di genere. Mi viene solo da dire che ormai non siamo più il sesso debole. Per tanti aspetti. Il triathlon è un dettaglio.
Come vedi il movimento in Ticino?
Non lo vedo. O meglio: vedo una grande popolarità e un numero sempre più crescente di persone che si avvicinano a questo sport, forse perché è mediamente accessibile a chiunque sia in buona salute, a prescindere dall’età. Ma forse non vedo grandi iniziative a livello cantonale, politiche sportive ad hoc, opportunità di esperienza che trascendano l’iniziativa dei singoli. Conosco realtà estere molto più vivaci e stimolanti. Non è una lamentela, ma semplice constatazione. 
Il tuo obiettivo per l'Ironman?
Fare i conti con me stessa. E finalmente capirci qualcosa.


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