DOPING Hesjedal ha ammesso di averne fatto uso. |
Ciclismo ancora sotto choc. Questa volta l'Italia c'entra soltanto di sponda, ma comunque qualche ombra almeno sul risultato del Giro 2012 la getta, visto che il nuovo nome nell'occhio del ciclone è Ryder Hesjedal, vincitore della corsa rosa dello scorso anno. Il 33enne corridore di Victoria ha ammesso di essersi dopato «più di dieci anni fa».
La confessione arriva dopo le accuse di Dane Michael Rasmussen. Nelle sue ultime rivelazioni nella sua autobiografia dal titolo «Yellow Fever» - in uscita lunedì ma già anticipate dalla stampa danese - l'ex ciclista danese aveva denunciato il doping sistematico nella sua ex squadra, la Csc. E aveva messo sotto accusa, tra gli altri, il suo team manager e alcuni compagni di squadra del tempo. Tra i nomi fatti ci sono Bjarne Riis, Tyler Hamilton, Nicki e Rolf Sorensen. Ma anche Hesjedal: nel libro Rasmussen racconta di aver insegnato al canadese, attualmente alla Garmin-Sharp ma allora giovane talento della mountain bike (vinse due ori mondiali nel 2001 e nel 2002), come iniettarsi l'eritropoietina nel 2003 insieme con altri due nordamericani, Seamus McGrath e Chris Sheppard. Anche se ammette di non aver mai visto direttamente Hesjedal ricorrere a prodotti illeciti. Secondo quanto riportato dal giornale danese «Politiken», Rasmussen scrive che i tre soggiornarono nella sua cantina nel mese di agosto. «Rimasero per una quindicina di giorni. Mi sono allenato con loro tra le Dolomiti ed ho insegnato loro come fare iniezioni di vitamine e come prendere Epo e Synacthen», fa sapere l'ex iridato di cross. Un trattamento che, a suo dire, porta i corridori ad avere valori di ematocrito vicini al 50% e ad ottenere ottimi risultati. Tanto che Hesjedal, ricorda, «avrebbe vinto l'oro olimpico se non avesse forato poco prima del traguardo. E nel 2012, dopo un certo numero di buone stagioni su strada, ha vinto il Giro d'Italia». Anche se dopo quella magica corsa Hesjedal è quasi sparito. «Ho amato e amo questo sport, ma più di dieci anni fa ho scelto la strada sbagliata» le parole di Hesjedal, che si è scusato. «Anche se gli errori che ho commesso sono accaduti oltre dieci anni fa - spiega - e li ho commessi per breve tempo, questo non cambia il fatto che li ho commessi e sono dispiaciuto» Una confessione tardiva ma che conferma le accuse di Rasmussen.