La Spirig nel triathlon ha regalato il primo titolo alla
Svizzera a Londra: laureata in legge, la donna d'acciaio zurighese sul podio si
è commossa. «La medaglia è per nonno Jakob»
Nicola Spirig |
La prima dedica è stata per suo nonno Jakob: «Sul podio, durante il salmo svizzero, pensavo a lui che mi stava
guardando in TV e mi sono commossa: ha 93 anni, è il mio primo tifoso, sognavo
di regalargli una soddisfazione così». La zurighese Nicola Spirig («Ma il mio
nome si pronuncia Nicolà») è accecata dai flash e dall'attenzione mediatica che
improvvisamente si è creata attorno a questa ragazza d'oro. Perché a parte il titolo
conquistato sabato al termine di una gara di triathlon semplicemente
straordinaria - gestita in modo impeccabile con la «chicca» dell'ultimo
interminabile sprint vinto al «fotofinish» - Nicolà è davvero una donna e una
sportiva modello: seria e determinata, ha conseguito la laurea in diritto, parla
cinque lingue e ha ottenuto tre titoli Europei, oltre ad essersi laureata
vice-campionessa del mondo. Non solo: la Spirig nell'ultimo anno si è
dimostrata pure una vera donna d'acciaio, vincendo addirittura dieci gare
consecutive, compresa l'ultima, quella di sabato, la più importante della sua
vita che le ha regalato il titolo olimpico. «La notorietà mi fa un po' paura:
io ho una vita che reputo eccellente e non voglio che questo oro in qualche
modo la cambi» spiega, appoggiando con fierezza e delicatezza la sua medaglia
sul tavolo. «È bella ma pesante, ogni tanto la devo togliere: ma starei ore e
ore a guardarla, perché rappresenta un sogno che si materializza». A Pechino
2008 era rimasta fuori dal podio (6. posto), a Londra era animata da un grande
spirito di rivincita: e ad aiutarla nella sua impresa, oltre all'allenatore
australiano Brett Sutton, vi era il suo compagno e triathleta Reto Hug, che dal
canto suo non si è qualificato per i Giochi e ha allora potuto focalizzare la
sua attenzione su Nicolà, dandole preziosissimi consigli: «Lui avrebbe voluto
tanto essere in lizza e quando Swiss Olympic ha deciso di non selezionarlo,
beh, ci siamo rimasti male entrambi, anche perché per lui sarebbe stata la
degna conclusione di una bella carriera. Ma questo mio titolo olimpico ripaga
tutti e due degli sforzi; oltre a nonno Jakob lo dedico quindi a lui, a Reto!».
È stata dunque la Spirig a portare entusiasmo in una Casa Svizzera finalmente
vestita a festa: subito dopo le interviste di rito è salita sul palco davanti a
centinaia di tifosi, in un tripudio di bandiere. Poi, la cena con familiari e
amici, e il ritorno in tarda serata nella sede rossocrociata di London Bridge -
nel frattempo trasformatasi in piccola discoteca - per bere una meritata
coppetta di champagne e intrattenersi con i tifosi festanti sino a notte
inoltrata. Una giornata straordinaria quanto interminabile, che la donna
d'acciaio ha voluto godersi sino in fondo, circondata da tanto affetto. «Ho già
ricevuto un'ottantina di sms ma non ho ancora avuto il tempo di rispondere: ma
lo farò presto, perché tengo a ringraziare davvero tutti per il sostegno». La
Spirig non sa ancora quando tornerà a casa: da una parte c'è la voglia di
rientrare a Zurigo e di staccare un po' la spina dopo un periodo a dir poco
intenso, dall'altra vorrebbe godersi da spettatrice il resto dell'Olimpiade.
«Non ha ancora deciso cosa fare». Una frase che ben si addice anche al suo
futuro agonistico, tutt'ora avvolto dall'incertezza: «Il ritiro? Ci sono
diverse atlete che dopo un titolo olimpico hanno deciso di dire basta, io non
ci ho ancora veramente pensato: tutto è possibile». Impossibile, invece, è che
Nicolà resti con le mani in mano, o che si offra una vacanza al mare
standosene tutto il tempo sotto il sole, in spiaggia. «È il mio limite, non
riesco proprio a stare ferma: il mare e la spiaggia per un giorno possono
andarmi bene, ma poi devo per forza andare a fare una corsa o un giro in
bicicletta. Lo sport ce l'ho proprio nel sangue, non riesco a farne a meno».
Ecco perché è probabile che Nicolà vada avanti: lei, dello
sport, non può proprio fare a meno...