giovedì 10 marzo 2016

Il Lago Ceresio: contemplazione o offshore?

Un interessante contributo del geografo Claudio Ferrata sull'iniziativa della Città di Lugano di portare una gara di Offshore sulle acque del lago. 
Articolo
"Di passaggio nel borgo di Lugano nell’agosto del 1932, lo scrittore francese François-René de Chateaubriand compì un lungo giro in barca nel golfo lasciandosi incantare dalle meraviglie del lago di quella «piccola cittadina dall’aspetto italiano». Questo non è che uno dei tanti esempi che testimoniano dell’apprezzamento delle acque del Ceresio che venivano assimilate alla calma, a un rapporto con la natura, alla contemplazione del paesaggio. Proprio per queste caratteristiche la cittadina del Ceresio era apprezzata da una numerosa clientela: la valorizzazione della dimensione lacustre aveva permesso a una piccola località come Lugano di inserirsi con una certa facilità nel circuito del nascente turismo internazionale. Nel medesimo periodo, precisamente nel 1925, Hermann Hesse, che già risiedeva a Montagnola e che si era innamorato del paesaggio del sud del Ticino, pubblicava il suo racconto dedicato a quella che chiamava «la città per stranieri al sud» nel quale, pur manifestando il suo attaccamento per la regione e considerando Lugano come una sorta di «città ideale», incitava i suoi abitanti a mantenere quegli elementi che rendevano attrattivi e unici i suoi paesaggi.
Cito questi due autori perché la stampa ci ha recentemente informato che ai numerosi «eventi» che vengono organizzati nella nostra città se ne aggiungerà uno nuovo, che coinvolge direttamente le acque del golfo. Infatti, a inizio giugno, Lugano ospiterà una tappa del campionato mondiale di motonautica offshore con catamarani XCat (extreme catamaran).
Nel corso della gara, queste formule 1 degli specchi d’acqua percorreranno 20 volte un anello che le porterà dalla foce del Cassarate sino a Caprino, poi a Paradiso e da Paradiso di nuovo verso la foce. I motori di 400 cavalli che permettono a queste imbarcazioni di raggiungere i 200 km/h, produrranno notevoli emissioni sonore e l’intero golfo sarà inagibile per il periodo delle prove e della gara. La nuova, e tanto apprezzata, sistemazione della foce del Cassarate, progettata pensando al rapporto armonioso con l’acqua, ospiterà alcune strutture di questa manifestazione (servizi tecnici, torre di controllo e «palco vip»).
Si prospetta quindi un uso del lago ben diverso rispetto a quello dei pescatori, dei canottieri e dei canoisti, dei velisti, dei turisti da diporto che del lago apprezzano, oltre all’aspetto sportivo, la calma, i riflessi e i colori delle acque, la dimensione estetica.
Davanti a questo attivismo del pubblico e del privato nell’autorizzare e organizzare manifestazioni di questo genere (si pensi al «Rombo day» o al circuito della «Formula E», progetto che ha fatto discutere e che al momento è sospeso) che occupano la città in modo invasivo e poco rispettoso delle identità locali e paesaggistiche, occorrerebbe domandarsi se eventi di questo genere siano opportuni e non siano controproducenti. Permettono veramente di risolvere i problemi che vive il turismo nel nostro paese? Rappresentano veramente ciò di cui è alla ricerca il turista che ci visita? Questo non preferirebbe piuttosto ritrovare alcuni tratti di quella cittadina tanto apprezzata dai visitatori del secolo scorso di cui facciamo tutto il possibile per cancellare anche le ultime tracce? Siamo sicuri che adottare il modello di sviluppo di Montecarlo o di Dubai sia veramente la migliore operazione che si possa fare per la nostra città? Le acque del lago costituiscono una grande risorsa per la città. Dovremmo allora valorizzare le qualità del nostro paesaggio in modo rispettoso e recuperare e aggiornare quel «senso del lago» che tanto era apprezzato dai viaggiatori e turisti che avevano fatto di Lugano la loro meta di elezione. Lasciamo scelte come quella della motonautica offshore ai Paesi del Golfo – dai quali questa manifestazione proviene – che adottano modelli di sviluppo «globalizzati» e non proprio sostenibili." Claudio Ferrata
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